Pro Loco Mombaroccio Associazione NautArtis
Mombaroccio
Premiazione:
VII° mostra di arte pittorica
Artisti dal mondo 2013
Discorso:
Premiazione: domenica 21 luglio 2013 - ore 18.00
Dott. Fattori Lorenzo
Pesaro
333 3866081
lorfa25@yahoo.it
www.frantoiofattori.it/lorenzofattori.htm
Mombaroccio:
Chiesa di San Marco
1 - 21 luglio 2013
Carissimi amici,
mi spiace di non poter essere presente di persona a questa serata di premiazione del VII concorso “Artisti dal Mondo”, soprattutto perché ho avuto il piacere di presiede la giuria. Voglio esprimervi i miei pensieri attraverso la voce di Giacomo, mio carissimo amico nonché geniale curatore di eventi artistici.
La giuria ha unanimamente attribuito il primo premio a Marat Melcumov, artista armeno che ha completato i suoi studi in Italia, presso l’Accademia di Roma. Avevo già avuto il piacere di incontrarlo nel 2011 al VI° concorso Internazionale Città di Gubbio. Il titolo della tela vincitrice è “La vecchia stanza”. Il pittore ha dimostrato suprema maestria nell’uso della tecnica del colore ad olio. Soggetto del quadro è una scena quotidiana, una stanza identificata con l’aggettivo “vecchia”. Iconograficamente questo ambiente si caratterizza da oggetti posti alla rinfusa. Il dipinto ci trasmette la sensazione che in quell’ambiente, ora deserto, fino a poco tempo prima ci fosse una presenza umana. Ora invece è in uno stato di abbandono: l’uomo non è più presente e le pareti sono grigie per l’umidità e perché annerite dal fumo. Questa immagine di una stanza sporca e piena di immondizia, di cui quasi sembra di poterne sentire l’odore nauseante, ci riporta alla mente le scene del dramma dell’immigrazione che tante volte abbiamo visto alla televisione, ma a volte anche di persona; infatti, ambientazioni simili le possiamo purtroppo vedere anche negli ambienti limitrofi alla stazione di Pesaro. Il pittore usa il suo pennello come lo scrittore usa le parole per descrivere uno dei drammi della nostra società, quello della povertà e del disagio delle persone e la perdita di identità di tanti luoghi.
Al secondo posto si è classificata Dumas Cécile, pittrice nata nella Svizzera francese. Viene conquistata dall’Italia; qui si sposa e ora vive a Foligno. Si avvicina alla pittura in età matura. Dipinge, normalmente su tela, ciò che osserva nella sua vita quotidiana: in particolare scorci paesaggistici o urbanistici.
In mostra partecipa con l’opera “Evanescenza in blu”, una visione sospesa tra il naturale e l’incantato di un bosco che tutti possiamo immaginare di percorrere qui nelle Marche o in Umbria; qui però c’è una luce particolare e, soprattutto, i colori sono innaturali; infatti, prevalgono tre colori bianco, nero e blu. Possiamo quindi parlare di una composizione monocroma. Il colore blu è un colore particolare che può esprime molte sensazioni, anche contrastanti, quali pace, serenità o tempesta, inquietudine. Ecco, ognuno di noi di fronte a questa opera può percepire sensazioni diverse a seconda del suo stato d’animo. Un giurato, ad esempio, ha affermato che quest’opera gli ricordava i seguenti passi della Divina Commedia: «Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita». Questa ambientazione può benissimo rappresentare un luogo in cui l’uomo si trova smarrito al bivio e qui sospende la marcia per ritrovare sé stesso oppure per attendere una guida che lo condurrà verso la luce, simbolo della ragione, della coscienza.
Terzo classificato è il pittore genovese Salvatore Belcastro. Anche lui ho avuto il piacere di incontrarlo più volte in diversi concorsi pittorici.
Salvatore Belcastro nasce e vive a Genova, ma la sua famiglia ha origini calabresi!
Pittore autodidatta, ha imparato l’arte non tra i banchi di scuola dell’accademia ma attraverso l’osservazione della natura, dell’ambiente che lo circonda ed attraverso lo studio della storia dell’arte! Salvatore aveva solo sedici anni quando ha iniziato a dipingere. Mi piace citare questa sua frase: “mi sentii attratto dai colori, dalla magia di certe sensazioni che sono coi miei pennelli sapevo e potevo esprimere”.
Osservando frettolosamente i suoi quadri potremmo essere tentati di dire che la sua pittura sia semplice e picassiana, ma non è così! Guardando attentamente, ci accorgiamo che le sue opere sono un distillato delle sue esperienze visive che egli ha saputo assimilare ed elaborare creando un proprio stile pittorico che si caratterizza per la semplicità, la freschezza e la fantasia! L’anno scorso, in occasione di una mostra monografica, ho definito il suo linguaggio alchemico, paragonando le sue pitture al risultato di un rito magico operato da Belcastro semplicemente utilizzando olio su tela e la sua memoria visiva.
Il quadro rappresenta tre donne perse nella solitudine dei loro pensieri sebbene siano sedute assieme allo stesso tavolo. Questo stato viene ancor più sottolineato dallo sfondo rosso e dal fatto che ognuna di esse rivolge lo sguardo in una direzione diversa. Non sono capaci di comunicare tra loro. In secondo piano si vede una piccola croce, simbolo religioso, elemento di devozionalità popolare che compare in molti dipinti di Belcastro: vuole ricordare il mistero della nostra vita: un percorso determinato.
Procacci Enzo ha ricevuto la menzione speciale della critica per aver interpretato il tema pittorico in chiave moderna, attraverso il recupero della poetica del riciclo di componenti di pc, trasformando gli stessi componenti smontati in un elemento decorativo a supporto di interventi pittorici, creando una simbiosi, un equilibrio compositivo della composizione. Sono opere che vanno a toccare sempre temi della nostra attualità, come ad esempio il tempo nell’opera in mostra.
All’artista francese Dode va la menzione speciale della giuria per il messaggio di pace che ha voluto trasmettere al pubblico. In primo piano vola una colomba bianca, simbolo di pace e serenità già nell’Antico Testamento; sullo sfondo un muro bianco che ha perso invece la sua innocenza, non solo per il trascorrere degli anni, ma anche perché su di esso si è consumata la cruenta guerra dei rancori umani, rappresentata da sangue colato che macchia il muro. Un foglietto bianco dipinto contiene scritta la parola pace in varie lingue!
Inaugurazione
6° mostra di arte pittorica
Artisti dal mondo 2012
“Premio Medaglia d’Oro Città di Fabriano”
28 luglio - 12 agosto 2012
Discorso:
Dott. Fattori Lorenzo
Pesaro
333 3866081
lorenzo@candelara.com
www.frantoiofattori.it/lorenzofattori.htm
Cacciano:
Circolo Fenalc
29 luglio 2012, ore 18,00
È veramente un piacere tornare a Cacciano, accettando l’invito degli amici dell’Associazione Nautartis. Ho conosciuto e vorrei nuovamente elogiare la vostra passione - quali abitanti e soci del circolo culturale ricreativo FENALC di Cacciano - nell’organizzazione di questa mostra e nella giornata dedicata alla realizzazione dei Murales. L’anno scorso, nel mio intervento, ho focalizzato la mia attenzione nell’importanza di organizzare una mostra di artisti dal mondo in un piccolo paese come questo e la saggezza di de localizzare l’arte dalla città di Fabbriano ai suoi sobborghi per incentivare il turista a visitare luoghi che altrimenti potrebbero essere non molto attraenti.
Questa sera vorrei con voi soffermarmi su un altro tema quello dell’università del linguaggio artistico dell’arte, e in particolare dell’espressione pittorica che è la protagonista di questa nostra esposizione. Gli organizzatori hanno scelto come ospiti d’onore della manifestazione 5 artisti del Sultanato dell’Oman (uno stato asiatico situato nella porzione sud-orientale della penisola arabica. Confina con gli Emirati Arabi Uniti, l'Arabia Saudita e Yemen). Credo un ottima scelta, per coronare questa mostra dove gli artisti partecipanti appartengono a 13 paesi e che provengono da 4 dei 5 continenti. Ma la cosa più importante di questa edizione e l’aver messo a dialogo in un'unica sala espositiva due civiltà: quella occidentale e quella islamica che quotidianamente i media affermano essere in guerra tra loro. Forse sarebbe meglio dire che vengono esaltati i motivi di divisione tra queste culture, affermando l’impossibilità di dialogo e conciliazione. Questa mostra smentisce ciò, anzi sembra indicare la possibilità di una via di dialogo attraverso canali secondari delle civiltà evolute: nella cultura artistica la contaminazione della cultura non è un impoverimento, ma un arricchimento. L’arte quando non è contagiata da ragioni ideologiche e movimenti puritani è simile ad un terreno che ricevere la pioggia, essa piano-piano si infiltra nel terreno rendendolo fertile ed è pronto per essere seminato e far germogliare vita nuova.
Scorrendo le biografie di questi artisti, scopriamo che alcuni sono venuti in Europa per studiare ed approfondire la conoscenza della nostra cultura artistica, essi studiano rielaborano e si arricchiscono e nel contempo con la loro presenza essi hanno arricchito la cultura nei luoghi in cui hanno studiato e delle persone che hanno incontrato; ed oggi noi qui a Cacciano non limitiamoci a vedere le loro opere, ma facciamo nostre.
Juma Al Harthy, fin dalla infanzia si è dilettato nel disegnare e fare schizzi, approfondendo poi la sua conoscenza artistica e storica del Sultanato, ha poi catalizzato la sua poetica artistica nell’arte astratta (utilizzando diversi materiali). Anche Saleh Al Shukairi fin dall’infanzia è stato ispirato allo studio della calligrafia e della bella scrittura delle lettere: forma e contenuti. Il tutto rielaborato per ottenere un proprio linguaggio pittorico.
Venendo a loro quadri ci accorgiamo che sono composizioni di scritture, che per noi occidentali si trasforma in una serie di segni - simili a geroglifici indecifrabili – in cui oltre il valore decorativo non percepiamo altro significato, proprio a ribadire come il linguaggio della parola – verbale o scritto – sia limitato nella comunicazione infatti se non si possiede la chiave di lettura esso non serve a nulla al contrario il linguaggio emotivo dell’arte è universale, una emozione può essere compresa da tutti. Queste opere fanno affrontare un’altra questione, normalmente la presenza di parole o testi in opere d’arte disturba e infastidisce (ricordo diverse discussioni a proposito quando ho partecipato a giuria) in questo caso no, in quanto di fronte questo alfabeto noi abbiamo l’innocenza dei bambini e quelle parole non sono altro che simboli: Saleh propone un opera tutta giocata sulla purezza del bianco/nero in cui le forme-lettere acquistano una volumetria e avanzano verso lo spettatore su tutte predomina una gigante in cui compare l’unica nota di coloro il rosso contro il nitido fondo bianco. L’opera di Juma al contrario è policromatica, colori delicati, le lettere-segno come lastre di vetro sovrapposte si sovrappongono e si lasciano vedere l’un l’altro in trasparenza.
Abdul Majeed Karooh, inizia a dipingere all’età di 8 anni, nella sua biografia si legge: “ispirato ai ricordi felici della sua infanzia” (affermazione assai strana nella nostra società dove i ragazzotti di trent’anni ancora non sanno chi sono). L’artista utilizza colori naturali ma molto vivaci, nelle sue composizioni si ispira ai ricordi ancestrali della sua casa di famiglia, in mostra un particolare di una porta o un forziere ma quello che colpisce è la preziosità ed eleganza della lastra in metallo decorata che divide in due il quadro.
Saud Al Hunaini ha completato i suoi studi in Italia, Spagna e USA, con lui torniamo al mondo figurativo e in particolare al tema del ritratto, un anziano vestito con gli abiti tipici del suo popolo inserito in un paesaggio desertico rappresentato mentre compie un azione quotidiana, però attenzione non sono realistici né la luce né i colori, infatti l’artista predilige colori più vivaci, ama giocare con essa e la prospettiva per ottenere particolari effetti. La sua sensibilità artistica è racchiusa in questa sua frase: “La luce è vita – la vita è luce”. Infine, Mohammed Al Ma’ Mari anche lui ci propone un bellissimo ritratto di anziano, al contrario di Saud, l’effigiato è rappresentato contro un fondo informale che va ad esaltare la grande forza espressiva dovuta sicuramente all’età e quindi alla saggezza dell’effigiato.
Qui questa sera fermiamo qui il discorso, degli artisti in gara parleremo l’8 agosto durante la la premiazione.
Avviandomi alla conclusione vorrei ricordare cosa affermò il profeta Maometto: “Dio è bello e ama la bellezza” e “Dio ha iscritto la bellezza in tutte le cose” il pontefice Giovanni Paolo II
nella lettera agli artisti (1999) scrive: “I vostri molteplici sentieri, artisti del mondo, possano condurre tutti a quell'Oceano infinito di bellezza dove lo stupore si fa ammirazione, ebbrezza, indicibile gioia”. Qui la ricerca della bellezza (simbolo di Dio, in entrambe le religioni) attraverso l’arte possa essere una strada privilegiata di dialogo tra civiltà diverse.
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